COS’E’ LA SLA

La sclerosi laterale amiotrofica, chiamata SLA o anche morbo di Lou Gehrig (dal nome del giocatore statunitense di baseball, il cui caso nel 1939 sollev? l?attenzione pubblica intorno a tale patologia), malattia di Charcot o malattia dei motoneuroni, ? una malattia degenerativa e progressiva del sistema nervoso, che colpisce selettivamente i cosiddetti neuroni di moto (motoneuroni), sia centrali ? 1? motoneurone a livello della corteccia cerebrale, sia periferici ? 2? motoneurone, a livello del tronco encefalico e delmidollo spinale.

Cenni storici

Fu descritta per la prima volta nel 1860 dal neurologo francese Jean-Martin Charcot, ed attualmente le sue cause sono ancora ignote, anche se gli studiosi sospettano fattori genetici e ambientali.

Incidenza

La SLA ? una patologia rara, con un?incidenza di 2-3 casi ogni 100 000 individui all?anno, principalmente sporadica. Le forme familiari sono circa il 5% del totale. Si presenta pi? frequentemente negli uomini che nelle donne ed ? estremamente rara dopo gli 80 anni.

Un?alta incidenza ? stata riportata in Nuova Guinea Occidentale, nella penisola di Kii del Giappone e, in una forma associata a demenza e parkinsonismo, anche presso ichamorro dell?isola di Guam. Un?inchiesta, condotta tra il 2004 e il 2008 dal procuratore torinese Raffaele Guariniello, ha accertato 51 casi di SLA su 30 000 calciatori italiani presi in esame, dei quali 39 sono deceduti, ipotizzando una maggiore prevalenza in questa categoria per motivi occupazionali. Sono stati riportati anche casi di coniugi affetti dalla stessa malattia nel sud della Francia.

Fisiopatogenesi

L?etimologia della definizione sclerosi laterale amiotrofica chiarisce le caratteristiche della malattia: la parola amiotrofico ? composta da tre termini greci, che sono a (corrispondente alla negazione), mio (?muscolo?), trofico (?sviluppo?), quindi significa che i muscoli si indeboliscono e si atrofizzano; l?aggettivo laterale si riferisce alla zona del midollo spinale (in maniera pi? precisa, il fenomeno coinvolge i cordoni laterali che contengono i fasci cortico-discendenti ossia le vie piramidali formate dalle sinapsi che connettono il primo motoneurone sito nella corteccia con il secondo motoneurone sito nelle corna anteriori del midollo spinale). Il processo abiotrofico-degenerativo che colpisce sia il primo che il secondo neurone di moto coinvolge anche i fasci che permettono un controllo del primo motoneurone sul secondo motoneurone (sito nelle corna anteriori del midollo spinale). Ne deriva un rimaneggiamento di questa area che, dopo la morte neuronale, viene ad essere occupata da una reazione proliferativa dell?astroglia (i.e. astrogliosi) e al tempo stesso un pallore delle vie mielinizzate per cui progressivamente questa zona colpita dal morbo tende a ?indurirsi?: ecco spiegato l?utilizzo di sclerosi che significa ?indurimento?.

Il paziente affetto da SLA perde progressivamente i motoneuroni superiori (corticali) e inferiori (troncoencefalici e spinali), con un decorso del tutto imprevedibile e differente da soggetto a soggetto, con esiti disastrosi per la qualit? di vita, oltre che per la sopravvivenza.

Le conseguenze di questa malattia sono la perdita progressiva e irreversibile della normale capacit? di deglutizione (disfagia), dell?articolazione della parola (disartria) e del controllo dei muscoli scheletrici, con una paralisi che pu? avere un?estensione variabile, fino alla compromissione dei muscoli respiratori, alla necessit? di ventilazione assistita e quindi alla morte, in genere entro pochi anni. L?unico modo per prolungare la sopravvivenza del malato ? la tracheotomia con la respirazione artificiale: pur in condizione di disabilit? estrema, il paziente, se tenuto al riparo da infezioni e malattie respiratorie, pu? vivere anche 20 anni o pi?. La SLA non altera le funzioni sensoriali, sessuali e sfinteriali del malato. In una percentuale variabile dal 20 al 30% dei pazienti si pu? riscontrare una condizione di decadimento cognitivo che esita in una franca demenza di tipo fronto-temporale in circa il 10% dei pazienti. Alcuni geni, attualmente ancora oggetto di studio, sembrerebbero correlati al processo neurodegenerativo di entrambe le patologie, in particolare c9ORF72.

Eziologia

L?eziopatogenesi ? sconosciuta, ma verosimilmente si tratta di una malattia ad origine multifattoriale. Attualmente le ipotesi pi? accreditate per spiegare la degenerazione neuronale sono due: un danno di tipo eccitotossico, dovuto ad un eccesso di glutammato, derivante dalla trasformazione di metionina, e un danno di tipo ossidativo, dovuto ad uno squilibrio tra sostanze ossidanti e sostanze riducenti nel microambiente che circonda i motoneuroni colpiti. Il 21 settembre 2010, si raggiunge un grande risultato nella comprensione dei fattori eziologici: secondo una ricerca coordinata Italia-USA, la causa risulterebbe essere genetica. A partire dagli anni novanta sono stati scoperti una serie di geni responsabili della SLA familiare, ma fino a ieri questi geni potevano spiegare solo il 30% circa dei casi. Questa nuova scoperta ? di primaria importanza perch? il gene C9ORF72 risulta da solo essere responsabile di circa il 40% delle SLA familiari.

Un importante passo avanti verso una risposta della questione avvenne nel 1993, quando alcuni scienziati scoprirono che mutazioni nel gene che produce la superossido dismutasiCu/Zn (nota anche come enzima SOD1) erano associate con alcuni casi di SLA familiare (~20%). Questo enzima ha funzione antiossidante in quanto riduce il livello di ionesuperossido (O2?) un radicale libero tossico prodotto durante il metabolismo ossidativo cellulare capace di alterare le proteine, le membrane e il DNA stesso.

Anche se non ? ancora chiaro come la mutazione del gene SOD1 porti alla degenerazione del motoneurone, i ricercatori hanno ipotizzato che un accumulo di radicali liberi possa risultare da un funzionamento difettoso di questo gene. La ricerca pi? attuale indica che la morte del motoneurone non ? probabilmente un risultato della perdita o della compromissione della attivit? della dismutasi, suggerendo che la SOD1 mutante induca tossicit? in qualche altro modo.

Gli studi con topi transgenici hanno portato ad una serie di teorie circa il ruolo della SOD1 nella sclerosi laterale amiotrofica familiare per il mutante SOD1. I topi completamente privi del gene SOD1 non sviluppano abitualmente SLA, anche se manifestano un?accelerazione dell?atrofia in rapporto all?et? del muscolo (sarcopenia) e una ridotta durata di vita. Inoltre, l?aggregazione di proteine ? risultata essere una caratteristica patologica comune sia alla SLA familiare che sporadica. Nei topi con mutante SOD1, aggregati (accumuli di proteina malpiegata) del mutante SOD1 sono stati trovati soltanto in tessuti malati e maggiori quantit? sono state rilevate durante la degenerazione del motoneurone. Si suppone che l?accumulazione aggregata del mutante SOD1 svolga un ruolo nell?interruzione delle funzioni cellulari danneggiando mitocondri, proteasomi, piegatura della proteina, o altre proteine. Qualsiasi interruzione, se provata, darebbe credibilit? significativa alla teoria che i complessi sono coinvolti nella tossicit? del mutante SOD1.

Altri studi si sono focalizzati sul ruolo del glutammato nella degenerazione del motoneurone. L?amminoacido noto come acido glutammico ? uno dei messaggeri chimici, noti col nome di neurotrasmettitori nel cervello. Sembra che rispetto alla popolazione sana, i pazienti con SLA abbiano livelli pi? alti di glutammato nel plasma sanguineo e nel fluido cerebro-spinale (o liquido cefalorachidiano). Studi di laboratorio hanno dimostrato che i neuroni cominciano a morire progressivamente quando vengono esposti per lunghi periodi a quantit? eccessive di glutammato (eccitotossicit?). Sono allo studio dei meccanismi che portano alla eccessiva produzione di glutammato nel fluido cerebro-spinale e di come questo squilibro possa contribuire allo sviluppo della SLA. Una causa possibile potrebbe essere identificata in un difetto della ricaptazione del glutammato da parte degli astrociti, che sono cellule nervose il cui ruolo non ? di trasmettere l?impulso nervoso ma di ?assistere? a livello metabolico i neuroni. Un?altra causa probabile potrebbe essere dovuta a reazioni autoimmuni in cui anticorpi prodotti dal sistema immunitario del paziente attaccano i motoneuroni del paziente stesso interferendo e poi bloccando la trasmissione dell?impulso nervoso fra il cervello ed i muscoli.

Ipotesi sui fattori ambientali

Nella ricerca della causa di SLA, i ricercatori inoltre hanno studiato i fattori ambientali quale esposizione agli agenti tossici o contagiosi. Alcuni studi scientifici hanno ipotizzato possibili correlazioni fra l?esposizione ad alcuni fitofarmaci e la SLA. Gli studi presenti in letteratura, necessariamente di tipo retrospettivo e spesso condotti su piccoli campioni di popolazione, hanno spesso evidenziato questo tipo di associazione. Una metanalisi del 2012, condotta su studi retrospettivi, ha dimostrato, sia pure solo in soggetti di sesso maschile, una correlazione statisticamente significativa fra l?esposizione a fitofarmaci e lo sviluppo della malattia; gli studi presi in esame, tuttavia, non specificavano la sostanza coinvolta. Un altro studio di metanalisi ha esaminato i possibili effetti di diverse classi di fitofarmaci, rilevando una possibile correlazione, anche se statisticamente non significativa, tra la SLA e l?esposizione a insetticidi organoclorurati. Un?altra ricerca ha esaminato il ruolo possibile di una mancanza dietetica o di un trauma, e una ricerca ha esaminato la possibilit? di una mutazione genetica della spora tetanica a seguito di raggi X ripetutamente operanti sulle cellule dopo fratture ossee con manifestazioni cliniche proprie della SLA. Tuttavia, alla luce delle attuali conoscenze, ? una prova insufficiente per implicare questi fattori come cause di SLA. La ricerca futura potrebbe poi indicare che molti fattori, compreso una predisposizione genetica, siano coinvolti nello sviluppo di SLA.

Clinica

L?inizio della SLA pu? essere cos? subdolo, che i sintomi vengono spesso trascurati. I sintomi iniziali includono brevi contrazioni (mioclonie), crampi oppure una certa rigidit? dei muscoli; debolezza dei muscoli, che influisce sul funzionamento di un braccio o di una gamba; e/o voce indistinta o tono nasale. Questi disturbi generali si sviluppano in forme di debolezza pi? evidente o atrofia, che possono portare il medico a sospettare una forma di SLA.

Le parti del corpo interessate dai sintomi iniziali della SLA dipendono da quali muscoli nel corpo vengono danneggiati per primi. Circa il 75% delle persone sperimenta la SLA con ?esordio all?arto?. In alcuni di questi casi, i sintomi inizialmente si risentono su una delle gambe ed i pazienti ne divengono consapevoli quando camminano o corrono, oppure perch? notano che inciampano pi? spesso. Altri pazienti con l?esordio all?arto sperimentano gli effetti della malattia su una mano o su un braccio, dato che essi hanno difficolt? ad eseguire compiti semplici che richiedono destrezza manuale, come abbottonare una camicia, scrivere o girare una chiave in una serratura.

Manifestazioni neurologiche bulbari

Circa il 25% dei casi di SLA ? ad ?inizio bulbare?. Questi pazienti all?inizio notano difficolt? nell?articolare la parola e le frasi (disartria), sino ad arrivare alla perdita della comunicazione verbale (anartria). Pu? anche essere presente un problema di motilit? delle corde vocali che determina a volte disfonia. Pu? essere presente una crescente difficolt? a deglutire liquidi, solidi o entrambi (disfagia). La lingua pu? presentarsi atrofica, e con fascicolazioni in seguito all?interessamento del XII nervo cranico (nervo ipoglosso). Spesso ? presente una facile stancabilit? dei muscoli della masticazione (EUS), che insieme alla disfagia ? spesso responsabile di dimagrimento e malnutrizione (per sopravvivere si rende quindi necessario un intervento per impianto PEG). Indipendentemente da quale sia la parte del corpo interessata per prima dalla malattia, la debolezza e l?atrofia muscolare si estendono ad altre parti del corpo con il progredire della malattia. I pazienti hanno problemi crescenti per spostarsi, per deglutire (disfagia) e nel parlare o nel formare le parole (disartria). Segni del coinvolgimento del primo motoneurone includono il progressivo irrigidimento dei muscoli (spasticit?) e la presenza di riflessi esagerati (iperreflessia) o di riflessi patologici (alluci muti, segno di Hoffmann, segno di Babinski). Segni di danno del secondo motoneurone sono la presenza di ipo-atrofia dei muscoli da questo innervati, fascicolazioni (guizzi muscolari percepibili sotto cute), crampi muscolari, riduzione del tono muscolare e dei riflessi osteotendinei.

Presenza del segno di Babinski

Un riflesso anomalo, noto in medicina come segno di Babinski (che consiste nell?estensione in alto dell?alluce del piede e nello ?sventagliamento? all?infuori delle altre dita, quando la pianta del piede viene stimolata, ad esempio graffiandola con una matita), ? un altro indicatore di danno al primo motoneurone. Sintomi della degenerazione del motoneurone inferiore includono debolezza ed atrofia muscolare, crampi muscolari e fugaci strattoni muscolari che si possono vedere sotto la pelle (fascicolazione). Circa il 15 ? 45% dei pazienti sperimenta il cosiddetto ?effetto pseudobulbare?, conosciuto anche come ?labilit? emotiva?, che consiste in attacchi di riso incontrollabile oppure pianto.

Per essere diagnosticati come affetti da SLA, i pazienti devono avere segni e sintomi di danno sia al motoneurone superiore che a quello inferiore, che non possa essere attribuito ad altre cause.

Anche se la sequenza di comparsa dei sintomi emergenti e la velocit? di progressione della malattia variano da persona a persona, quasi sempre, alla fine i pazienti non saranno in grado di stare in piedi o di camminare, salire o scendere dal letto da soli, utilizzare le mani e le braccia. Le difficolt? a inghiottire e masticare danneggiano la capacit? del paziente di mangiare normalmente ed aumentano il rischio di soffocamento. Mantenere il proprio peso allora diventer? un problema. Questo perch? di solito la malattia pu? non interessare le capacit? cognitive e i pazienti sono consapevoli della loro progressiva perdita di funzionalit? e possono quindi divenire ansiosi e depressi.

Manifestazioni respiratorie

Via via che il diaframma ed i muscoli intercostali si indeboliscono, la capacit? vitale e la pressione inspiratoria forzata diminuiscono. Nell?inizio bulbare della SLA, questo pu? accadere prima che si verifichi la debolezza di un arto in modo significativo ed evidente. La ventilazione C-PAP oppure quella a pressione positiva Bilevel (a cui frequentemente ci si riferisce con l?acronimo B-PAP) ? frequentemente utilizzata per sostenere la respirazione, inizialmente soltanto di notte, e con l?aggravarsi della malattia anche di giorno. ? consigliabile che prima che la terapia con B-PAP diventi insufficiente, il paziente (con l?eventuale sostegno della sua famiglia) decida se farsi praticare una tracheotomia ed attraverso d?essa la ventilazione meccanica a lungo termine. Una parte dei pazienti non accetta questa pratica ed invece sceglie cure palliative in una unit? per lungodegenti: la maggior parte delle persone con SLA muore in seguito ad insufficienza polmonare o all?insorgere di polmonite, e non direttamente per la malattia.

Manifestazioni neuropsichiatriche

Sebbene la SLA influisca in modo predominante sui neuroni motori, il 50% dei pazienti rivela anche anomalie neuropsicologiche, classicamente sottese dal funzionamento della corteccia frontale, soprattutto a carico delle funzioni esecutive (che includono abilit? quali l?astrazione, la pianificazione, l?inibizione comportamentale e cognitiva, la categorizzazione). La presenza di compromissione cognitiva nei pazienti ? stata recentemente individuata come indice prognostico negativo. Oltre alle possibili disfunzioni cognitive, il 70% circa dei pazienti manifesta, a causa delle alterazioni neurologiche secondarie alla malattia, labilit? emotiva (manifestazioni dell?espressione emotiva, come il riso, il pianto o il sorriso, completamente inappropriate o decisamente eccessive rispetto al contesto e incontrollabili rispetto alla propria volont?), spesso riferite come fonte di disagio o imbarazzo da parte dei pazienti stessi. La malattia non influisce sulla capacit? di una persona di vedere, odorare, gustare, sentire o percepire sensazioni tattili. Il controllo dei muscoli oculari ? la funzione pi? conservata, bench? alcuni pazienti con una durata estremamente lunga di malattia (pi? di 20 anni) possano perdere anche il controllo degli occhi. A differenza della sclerosi multipla, nella SLA il controllo degli sfinteri urinari ed intestinali ? di solito conservato, sebbene, in seguito alla forzosa immobilit? ed ai cambiamenti dietetici, i problemi intestinali come la stitichezza possano richiedere una intensa gestione medicale.

Diagnostica

Nessun test pu? fornire una diagnosi definitiva di SLA, bench? la presenza di segni di danno ai motoneuroni superiore ed inferiori in un singolo arto sia fortemente indicativa. La diagnosi di SLA ? basata principalmente sui sintomi e sui segni che il medico osserva nel paziente e su una serie di test che servono per escludere altre malattie. I medici esaminano la storia medica completa del paziente e di solito conducono esami neurologici a intervalli regolari per valutare se sintomi come la debolezza muscolare, l?atrofia di muscoli, la iperreflessia e la spasticit? stiano diventando progressivamente peggiori.

Elettromiografia (EMG)

Dal momento che i sintomi della SLA possono essere simili a quelli di una larga variet? di altre malattie o disordini pi? trattabili, devono essere condotti test appropriati per escludere la possibilit? di altre condizioni, in particolare le malattie primitive del muscolo che possono anch?esse presentare un?espressione clinica analoga (deficit di forza progressivo, crampi muscolari e atrofia muscolare) Una di queste prove ? l?elettromiografia (EMG), una tecnica di registrazione speciale che rileva l?attivit? elettrica provocata o spontanea nei muscoli, e che consente di rilevare eventuali aree di denervazione, attiva e cronica. Alcuni dati che si ricavano dall?EMG possono pertanto sostenere la diagnosi di SLA. Un?altra prova comune misura la velocit? di conduzione del nervo (NCV). Le anomalie specifiche nei risultati NCV possono suggerire, ad esempio, che il paziente abbia piuttosto una forma di neuropatia periferica (danno ai nervi periferici).

Per studiare l?entit? delle lesioni il neurologo pu? richiedere una risonanza magnetica (MRI), una procedura non invasiva che utilizza un campo magnetico e onde radio per ricostruire al computer immagini tridimensionali dettagliate del cervello e del midollo spinale. Anche se le scansioni MRI sono spesso normali nei pazienti affetti da SLA, possono rivelare la presenza di altri problemi che possono essere causa di sintomi analoghi, come un tumore del midollo spinale, la sclerosi multipla, l?ernia di un disco intervertebrale nella zona cervicale, la siringomielia, o la spondilosi cervicale.

Diagnosi differenziale con le miopatie

Basandosi sui sintomi dei pazienti ed i dati provenienti dall?esame e da questi test, il medico curante pu? richiedere ulteriori esami su campioni di sangue ed urine, per eliminare la possibilit? di altre malattie cos? come esami di laboratorio di ?routine?. In alcuni casi, ad esempio, se un medico sospetta che il paziente possa avere una miopatia piuttosto che una SLA, pu? allora richiedere una biopsia muscolare per riscontrare eventuali malattie atrofiche, degenerative o infiammatorie.

Diagnosi differenziale con malattie infettive

Malattie infettive come quelle causate dal virus dell?immunodeficienza umana (HIV), il virus della leucemia a cellule T (HTLV), la malattia di Lyme, la sifilide e la encefalite da zecche possono in alcuni casi causare sintomi simili alla SLA.

Affezioni neurologiche come la sclerosi multipla, la sindrome post-poliomielitica, la neuropatia motoria multifocale, e l?atrofia muscolare spinale possono mimare certi aspetti della malattia nota come SLA e devono essere considerate come alternative diagnostiche dai medici che tentano di porre una diagnosi. Ci sono casi documentati di pazienti che presentano sintomi simili alla SLA, con un titolo anticorpale positivo alla Borreliosi di Lyme, che rispondono (all?inizio aggravandosi per la reazione di Herxheimer e successivamente migliorando), a protratte terapie antibiotiche con claritromicina, doxiciclina o ceftriaxone.

Dal momento che la prognosi e la terapia variano enormemente nel caso delle summenzionate diagnosi, e dal momento che esiste una certa variet? di malattie o disordini che possono rassomigliare alla SLA nelle sue prime fasi, i pazienti giustamente dovrebbero cercare una seconda opinione neurologica dopo la diagnosi di SLA.

Marcatori biologici per la diagnosi

Recentemente ricercatori della Mount Sinai School of Medicine hanno identificato tre proteine che si trovano a concentrazioni significativamente inferiori rispetto a quelle nei pazienti sani nel liquor cefalorachidiano di pazienti affetti da SLA. La misura dei livelli nel CSF di queste tre proteine si ? rivelata un indice accurato al 95% per la diagnosi di SLA. Questi sono i primi marcatori biologici disponibili per la diagnosi di questa malattia e potrebbero essere i primi strumenti per poter confermare la diagnosi di SLA.

Con le procedure diagnostiche attuali, il tempo medio che trascorre dall?insorgenza dei sintomi alla diagnosi ? di circa 12 mesi. Marcatori diagnostici migliori potrebbero aiutare a fare una diagnosi ancora pi? precoce, permettendo ai pazienti di ricevere la terapia pi? tempestivamente, anche di anni.

Trattamento farmacologico

Finora non ? stato scoperta alcuna cura definitiva per la SLA. Nonostante questo, la Food and Drug Administration (FDA) ha approvato il primo trattamento farmacologico per la malattia: il riluzolo (Rilutek). Si pensa che il Riluzolo possa ridurre il danno ai motoneuroni, perch? riduce il rilascio di glutammato. Test clinici in pazienti con SLA hanno mostrato che il riluzolo prolunga la sopravvivenza fino a soli tre mesi, e pu? estendere il tempo di sopravvivenza soprattutto nei pazienti con SLA ad inizio bulbare. Il farmaco estende anche il tempo durante il quale il paziente pu? rimanere libero dal supporto ventilatorio. Il riluzolo non pu? invertire il danno subito dai motoneuroni, ed i pazienti che prendono il farmaco devono essere monitorizzati per il danno epatico ed altri possibili effetti collaterali. Comunque, questa prima terapia specifica per la malattia, offre la speranza che la progressione della SLA possa un giorno essere rallentata da nuovi farmaci o combinazioni di essi.

I ricercatori stanno studiando varie soluzioni per ritardare l?avanzamento della SLA; tra le possibili terapie pi? promettenti che in un futuro prossimo potrebbero essere disponibili vi sono quelle che seguono.

Il resveratrolo sembra in grado di proteggere i neuroni essendo in grado di stimolare la produzione di NAD, ed ? in grado di superare la barriera ematoencefalica. I filamenti di RNA possono ostacolare la produzione di proteine nocive nei neuroni e nelle cellule.

I motoneuroni sembrano essere protetti dal fattore di crescita insulino-simile (IGF-1) e da proteine quali il fattore di crescita dell?endotelio vascolare (VEGF). ? stato visto infatti che questa malattia si accompagna spesso a carenza di somatotropina e IGF-I e che l?uso di questo fattore di crescita stimola le connessioni neuronali, inibisce la morte dei neuroni e in generale da grandi benefici ai malati di malattie neurodegenerative compresa la SLA. Attualmente il pi? grande ostacolo terapeutico a questo approccio ? il costo di quest?ormone proteico. Alcuni pazienti che ne hanno tratto giovamento, nonostante non vi sia nessuna prova scientifica certa dell?efficacia, hanno ottenuto, tramite ricorso giudiziario, che la ASL fornisca l?ormone gratuitamente. Tra gli effetti collaterali, l?aumento della possibilit? di sviluppo di tumori, possibilit? invece negata da molti studi.

Uno studio del 2008 ha mostrato che l?uso di litio, un medicinale usato in campo psichiatrico come stabilizzatore dell?umore, pu? rallentare notevolmente la progressione della SLA. Questo ? stato osservato sia nell?uomo, sia nel modello della malattia nei topi. Tuttavia, considerando il basso numero di pazienti inclusi nello studio, sono necessari ulteriori sperimentazioni per confermare l?efficacia del litio. A tale scopo ? in corso in Italia uno studio multicentrico.

Esperimenti svolti sui topi hanno confermato che le cellule staminali si spostano nella zona in cui si trovano i neuroni danneggiati e che quindi potrebbero essere utilizzate a scopi terapeutici.

Trattamento di supporto

Altri trattamenti per la SLA sono mirati a rendere meno gravi i sintomi ed a migliorare la qualit? della vita per i pazienti. Agli effetti, numerosi studi empirici basati su interviste ai pazienti con SLA rivelano come la percezione della propria qualit? della vita sia parzialmente indipendente dal declino della funzionalit? fisica. Le cure palliative vengono fornite al meglio da team multidisciplinari costituiti da professionisti dell?assistenza come medici, farmacisti, fisioterapisti, terapisti occupazionali, e logopedisti; nutrizionisti; assistenti sociali; ed infermieri specializzati nell?assistenza domiciliare e negli hospice per lungodegenti. Lavorando con i pazienti ed il personale sanitario, questi ?team di assistenza? possono pianificare un piano individualizzato di terapia medica e fisica e fornire apparecchiature speciali destinate a mantenere i pazienti nella migliore situazione di mobilit? e comfort che si possa ragionevolmente raggiungere.

I medici possono prescrivere farmaci per contribuire a ridurre l?affaticamento, semplici spasmi muscolari, controllo della spasticit? e riducono l?eccesso di saliva e catarro. Le droghe, inoltre, sono a disposizione per aiutare i pazienti con dolore, depressione, disturbi del sonno e stipsi. I farmacisti possono esprimere il loro parere sull?uso adeguato dei farmaci e controllare le prescrizioni del paziente per evitare i rischi d?interazioni con la droga.

Una terapia fisica e un?apparecchiatura speciale possono accrescere l?indipendenza e la sicurezza dei pazienti durante il decorso della SLA. Un delicato esercizio aerobico di basso consumo come camminare, nuotare e andare in bicicletta/cyclette pu? rinforzare i muscoli inalterati, migliorare la salute cardiovascolare ed aiutare i pazienti a combattere l?affaticamento e la depressione. Diversi tipi di movimento e gli esercizi d?allungamento possono contribuire ad impedire lo spasticismo doloroso e la riduzione (contrattura) dei muscoli. I fisioterapisti possono suggerire gli esercizi, che forniscano questi benefici senza che i muscoli si affatichino. I Terapisti occupazionali possono suggerire i dispositivi come rampe, busti ortopedici, stampelle e sedie a rotelle che aiutano i pazienti a conservare l?energia e rimanere mobili.

I pazienti affetti da SLA, che hanno difficolt? a parlare, possono trarre beneficio dall?intervento di un logoterapista. Questi professionisti del settore medico-sanitario possono insegnare ai pazienti le strategie adottabili, quali le tecniche per aiutarli a parlare pi? forte e pi? chiaro. Mentre la SLA progredisce, i logoterapisti possono suggerire l?uso di modi di comunicare adattabili o alternativi, quali gli amplificatori di voce, i dispositivi generatori di dialoghi (o propagatori di voce) e/o le tecniche base di comunicazione, quali tabelle alfabetiche o segnali di si/no. Questi metodi e dispositivi aiutano i pazienti a comunicare quando essi non possono pi? parlare o produrre suoni vocali. Con l?aiuto dei terapisti occupazionali, i comunicatori possono essere attivati mediante interruttori o tecniche d?emulazione del mouse, controllati da piccoli movimenti fisici, per esempio, della testa, della dita o degli occhi.

I pazienti e coloro che li assistono possono imparare dai logoterapisti e dai nutrizionisti come progettare e preparare numerosi piccoli pasti durante il giorno, che forniranno abbastanza calorie, fibra e liquidi e come evitare gli alimenti difficili da eliminare. I pazienti possono cominciare per mezzo di dispositivi d?aspirazione a rimuovere i liquidi o la saliva in eccesso e per evitare il soffocamento. Quando i pazienti non sono pi? in grado di alimentarsi autonomamente, i medici possono raccomandare il posizionamento di una gastrostomia percutanea (PEG), la quale riduce il rischio di soffocamento e di polmonite, che pu? derivare dall?inalazione di liquidi nei polmoni. Questo dispositivo non ? doloroso e non impedisce ai pazienti di assumere l?alimento oralmente se desiderano e sono in grado di deglutirlo.

Quando i muscoli respiratori si indeboliscono, l?uso di respiratori per l?assistenza ventilatoria notturna (ventilazione di pressione positiva intermittente (IPPV) o pressione positiva a due stadi della via aerea (BIPAP) pu? essere usato per aiutare la respirazione durante il sonno. Tali dispositivi insufflano artificialmente aria nei polmoni del paziente tramite varie interfacce esterne (maschere, ecc.), che sono applicate direttamente al viso. Quando i muscoli non riescono pi? a garantire l?ossigenazione e si riscontra un aumento dell?anidride carbonica nel sangue, questi dispositivi devono essere utilizzati a tempo pieno.

Nelle fasi pi? avanzate della malattia possono essere necessarie forme di ventilazione meccanica con supporto maggiore erogato per mezzo di un tubo inserito in trachea attraverso il naso o la bocca; per impiego di lunga durata, si effettua un intervento quale la tracheotomia, in cui il tubo necessario al supporto ventilatorio (cannula tracheostomica) viene inserito direttamente nella trachea del paziente attraverso un?apertura nel collo. I pazienti e le loro famiglie devono considerare parecchi fattori, quando decidono e se decidono una di queste opzioni. I dispositivi di ventilazione differiscono l?uno dall?altro a seconda del loro effetto sulla qualit? di vita del paziente e del costo. Anche se il supporto ventilatorio pu? migliorare i problemi respiratori e prolungare la sopravvivenza, non incide sulla progressione della SLA. I pazienti devono pienamente essere informati circa queste considerazioni e gli effetti di lunga durata della loro vita priva di movimento, prima che prendano le decisioni circa il supporto di ventilazione. Tuttavia, da uno studio italiano emerge come la maggior parte dei pazienti SLA con ventilazione meccanica invasiva, dichiarino che se fosse teoricamente possibile tornare a ritroso nel tempo, sceglierebbero nuovamente di sottoporsi all?intervento tracheotomico, nonostante la drammaticit? che la condizione di ventilazione assistita imponga. Inoltre, i pazienti SLA con ventilazione meccanica invasiva non sembrano mediamente differire, in termini di benessere psicologico, dai pazienti che non hanno subito l?intervento. Alcuni pazienti ventilati con tracheotomia di lunga durata possono in ogni caso parlare se il palloncino che mantiene in sede la cannula viene sgonfiato o la stessa ne ? sprovvista.

Gli operatori sociali, gli assistenti e gli infermieri d?ospizio aiutano i pazienti, le famiglie e coloro che li assistono nei problemi medici, emozionali e finanziari per fare fronte alla SLA, specialmente durante le fasi finali della malattia. I servizi sociali forniscono il supporto quale assistenza nell?ottenere il sussidio finanziario, l?eventuale assistenza legale, nella preparazione di un testamento biologico e nell?individuazione dei gruppi di sostegno per i pazienti e coloro che li assistono. Le infermiere domiciliari sono a disposizione non solo per fornire le cure mediche, ma anche per istruire i famigliari circa operazioni quali la manutenzione dei respiratori, la somministrazione degli alimenti, e la mobilizzazione dei pazienti evitando dolorosi problemi cutanei e contratture. Le infermiere a domicilio lavorano in collegamento con i medici, per effettuare l?appropriata terapia, ridurre la sofferenza e le cure che influiscono sulla qualit? della vita del paziente che desidera restare a casa.

Sia la ricerca animale che umana suggeriscono che la limitazione di calorie (CR) possa essere controindicata nei malati di SLA. In questo studio, Hamadeh e altri, inoltre, notano due studi umani che indicano la riduzione dell?assunzione di calorie correlata con la morte dei pazienti affetti da SLA. Tuttavia, nel primo studio, Slowie, Paige e Antel dichiarano: ?La riduzione di assunzione di energia da parte di malati di Sla non ? correlata con la morte, ma fu un aspetto importante della malattia. Concludiamo che i pazienti di SLA hanno una cronica carenza di energia ed ? raccomandato un incremento dell?energia assunta.?

Precedentemente, Pedersen e Mattson avevano trovato che nel modello del topo con SLA, il CR ?accelera il decorso clinico? della malattia e non aveva dato benefici. Pedersen WA, Mattson MP dichiarano: Nessun beneficio dalla restrizione alimentare riguardo alla progressione della Sclerosi Laterale Amiotrofica in topi mutanti dell?enzima Cu/Zn superossido dismutasi. Suggerendo che una dieta ipercalorica pu? ritardare la SLA e una dieta chetogenica nel modello del topo con SLA ? indicata per ritardare il progresso della malattia, come scrivono Zhao Z, Lange DJ, Voustianiouk A, e altri: Una dieta chetogenica ? una potenziale novit? nella terapia della Sclerosi Laterale Amiotrofica.

La nuova scoperta di RNAi d? certe promesse nel trattamento della SLA. Negli studi recenti, RNAi ? stato usato nei topi da laboratorio per inibire i geni specifici, che conducono alla SLA. Cytrx, la societ? che ha patrocinato la ricerca sulla SLA utilizzando il gene di RNAi ha messo a tacere la tecnologia mirata al gene del mutante SOD1. Il gene del mutante SOD1 ? responsabile della SLA in un sottoinsieme del 10% di tutti i pazienti di SLA che soffrono dalla forma familiare, o genetica, della malattia.

Infine, il benessere psicologico dei pazienti ? uno dei pochi fattori noti che influenzano favorevolmente l?esito prognostico della malattia. Nonostante questo, non esistono nel panorama della letteratura scientifica esempi di comprovata efficacia nei termini di tecniche di intervento psicologico volte al supporto di pazienti con SLA che, divenendo progressivamente disartrici, non possono beneficiare di tecniche di colloquio clinico classicamente inteso. E? stato finora pubblicato un unico studio pilota che indaga l?esito di un trattamento psicologico, basato sull?ipnosi e sull?apprendimento della tecnica di autoipnosi, su un ridotto gruppo di pazienti con SLA. L?efficacia di tale tecnica psicologica sembra decisamente soddisfacente nei termini di riduzione dell?ansia, della depressione, del miglioramento della qualit? della vita, della percezione di miglioramento della qualit? del sonno, e di diminuzione della frequenza delle fascicolazioni, dei crampi e della labilit? emotiva.

Fonte: Wikipedia